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Regno di Sicilia 1859-1860

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Se c’è un merito oggettivo che i collezionisti tutti (dall’Etna a Bolzano e anche all’estero) potrebbero forse riconoscere a Garibaldi (premesso che sulla definizione di “eroe” dei due mondi non tutti sono d’accordo), il merito (o demerito?) è quello di aver reso difficilmente reperibili (e quindi di grande valore, per la ben nota legge della domanda e dell’offerta) i francobolli emessi nel breve periodo intercorso fra il primo gennaio 1859 e la spedizione dei Mille, che mise fine alla dinastia borbonica. Ultimo fra gli Stati italiani a dotarsi di questo strumento, il Regno di Sicilia ci ha in cambio lasciato quelli che per me sono i più bei francobolli del mondo. Perché così tardi, quando nel Lombardo-Veneto i francobolli già circolavano dal 1850 e nel Regno di Sardegna dal 1851 (per non parlare dell’Inghilterra, dove il penny black risale al 1840)? Riepiloghiamo: i francobolli vennero “inventati” nel 1840 (Penny Black), ma nel Regno delle due Sicilie vennero introdotti soltanto nel 1858  per i “domini di qua dal Faro” (il Regno di Napoli) e nel 1859 per “i domini di là dal Faro” (il Regno di Sicilia). Perché così tardi?

Narra la leggenda che il Borbone fosse persona superstiziosa e inorridisse alla vista degli annulli postali che “deturpavano” l’effigie degli altri Sovrani (i francobolli venivano “annullati” con un timbro, come tuttora accade, per evitare che lo stesso francobollo venisse usato più volte, in frode postale): sicuramente pensava che un tale atto sacrilego portasse male alla sua Persona, tanto è vero che nei francobolli tardivamente adottati (nel 1858) per il Regno di Napoli (i “domini di qua dal Faro”) la sua effigie non figurava, a differenza dai primi francobolli delle Grandi Nazioni europee che quasi sempre raffiguravano il sovrano  regnante: gli arciduchi come quello di Toscana e i Duchi di Modena facevano eccezione, ma quei Ducati erano ormai dei semplici satelliti dell’Impero austro-ungarico, ove l’unica effigie tollerabile era quella dell’Imperatore!

Il Regno delle due Sicilie no: la sua storia era più antica, a partire dai tempi in cui era “Magna Grecia”; quella della Sicilia, in particolare, affondava le radici in epoca pre-greca e si era poi arricchita di influenze elleniche, romane, arabe e normanne: popoli passionali che sull’isola avevano lasciato un’impronta ben diversa da quella austro-ungarica. In visita a Corleone, l’imperatore Carlo V° le aveva conferito il titolo di Animosa Civitas e probabilmente aveva visto giusto..

Come soddisfare la vanità regale del Borbone, che sui francobolli voleva essere raffigurato, come tutti i Re dell’epoca, ma senza che annulli sacrileghi ne profanassero l’effigie? La soluzione  venne trovata, dopo lunghe discussioni ma con geniale creatività, elaborando un annullo particolarissimo che dalla sua forma prese il nome di “annullo a ferro di cavallo”, configurato in modo tale che (se apposto correttamente) non offendesse la suscettibilità del Sovrano coprendone l’immagine, e sanzioni severe vennero previste per gli impiegati delle Poste che avessero incautamente “deturpato” il testone borbonico (“testoni” è il soprannome che presto si impose fra i collezionisti, per riferirsi ai francobolli di Sicilia):

Con quali risultati (dal punto di vista estetico) lo potete ammirare negli esempi di cui sopra, ma a questo punto vale la pena di apprezzare anche la bellezza di un francobollo allo stato nuovo: quello del valore di mezzo grano (plurale: grana. Il sistema monetario comune a Napoli e Sicilia era basato sul Ducato, diviso in 100 “grana” o grani, a ricordare il valore simbolico di questo cereale da cui si traeva il pane quotidiano).

Quanto vale, un francobollo come questo? A complicare le cose intervengono due parametri:

1) il numero della tavola in rame da cui venivano stampati in calcografia i francobolli (la catalogazione della posizione sulla tavola viene chiamata “plattaggio” dall’inglese “plating”: il termine utilizzato per le tavole del penny black) e

2) la carta utilizzata. Già, perché se all’inizio venne utilizzata una carta “a mano porosa e di qualità scadente” (per citare il Sassone), nota come “carta di Napoli”, per le tirature successive venne utilizzata “una carta bianca, consistente e levigata, detta “carta di Palermo”. Come riconoscerle? Con un po’ d’occhio, e molta esperienza (attenti ai rigommati!) Sperando di fare cosa utile, ne pubblico qui tre esempi:

a) carta di Napoli (tende al giallognolo, ed è quindi facilmente riconoscibile, quando è gomma d’origine):

b) Carta di Palermo (gomma d’origine, autentica)

c) carta di Palermo con gomma postuma (sono i francobolli rigommati, detti anche pamela-anderson; attenzione perché ebay ne è piena. Il movente? Il valore di catalogo, ovviamente: ma i rigommati vanno considerati come esemplari senza gomma, e valgono ovviamente molto di meno). Come riconoscerli? Suggerisco un indizio (il più facile, fra i tanti utilizzabili): dove sono i puntini neri, in questo esemplare?

Fatta questa (lunga ma doverosa) premessa, rispondo alla domanda iniziale con qualche esempio (tutti riferiti al mezzo grano arancio, tinta base): allo stato nuovo, è quotato dai 275 euro per un esemplare senza gomma (o rigommato) ai 2.250 per un esemplare con gomma, su carta di Napoli, seconda tavola (Sassone 2a) passando per i 1.100 euro di un esemplare con gomma, su carta di Palermo (stessa quotazione per la prima e seconda tavola: Sassone 1 e Sassone 2) e i 1.500 per un carta di Napoli prima tavola (Sassone 1a). Rapporto rovesciato per gli esemplari usati (dove quelli con carta di Palermo sono più rari): 8.000 euro per un carta di Palermo della seconda tavola (Sassone 2) e 7.000 per la prima tavola (Sassone 1) contro 1.300 euro per un esemplare su carta di Napoli prima tavola (Sassone 1a) e 6.000 euro per un carta di Napoli, seconda tavola (Sassone 2a). Le quotazioni si riferiscono al Sassone 2012.

Del mezzo grano esistono anche tinte più rare, come il giallo oliva che arriva a quotare la bellezza di 70.000 euro (Sassone 1b) e discorso analogo vale per gli altri valori che saranno qui illustrati con qualche esempio, non esaustivo: per i 7 valori emessi (dal mezzo grano al 50 grana, passando per quelli intermedi) il Sassone cataloga ben 74 combinazioni. Per “combinazione” (a scopo illustrativo)  intendo la catalogazione risultante dall’applicazione dei quattro criteri di classificazione: il valore facciale, la tinta, la tavola, la carta utilizzata. Sono quindi questi quattro criteri che determinano il valore degli esemplari in vostro possesso (che siano allo stato nuovo o usato, su frammento o su lettera). Considerato il valore elevato di questi francobolli e la complessità della classificazione, il ruolo di un perito filatelico risulta fondamentale per dissipare i dubbi eventuali.

Continuando con gli esempi (uno per ogni valore) preciso che tutti fanno parte della mia collezione (mentre quelli delle scansioni più in alto ne hanno fatto parte, e sono stati ceduti ad altri collezionisti):

1) Mezzo grano arancio, carta di Palermo, seconda tavola (Sassone 2). Nuovo con gomma d’origine, firmato Silvano SORANI:

2) Un grano verde oliva scuro, carta di Palermo, terza tavola (Sassone 5c). Nuovo con gomma d’origine, firmato Alberto DIENA e Gino BIONDI:

3) Due grana azzurro verdastro, carta di Napoli, terza tavola (Sassone 8b). Nuovo con gomma d’origine, firmato Emilio DIENA e Guglielmo OLIVA:

4) Cinque grana vermiglio chiaro, carta di Palermo (Sassone 10), posizione 27 della prima tavola. Nuovo con gomma d’origine, firmato Alberto ed Emilio DIENA:

5grana

5) Dieci grana azzurro cupo, carta di Napoli (Sassone 12). Nuovo con gomma di origine, firmato Giacomo BOTTACCHI:

10grana

6) Venti grana ARDESIA SCURO, carta di Napoli (Sassone 13c). Nuovo con gomma di origine, firmato Silvano SORANI:

20grana

7) per chiudere in bellezza, questo 50 grana color lacca bruno, su carta di Napoli (Sassone 14) in stampa oleosa, a formare l’effetto ottico detto “testa di avorio” (v. Sassone Antichi Stati, pagina 375) periziato da Corrado GIUSTI:

50granatesta d'avorio

Che dire, a titolo di conclusione? L’annullo a ferro di cavallo (assortito ad altre scaramanzie) non ebbe il potere di fermare la Storia, ma probabilmente ci ha regalato.. i più bei francobolli della storia.

Rialtofil, 22 aprile 2012



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